La saga dei Borgia. Ascesa al potere by Alex Connor

La saga dei Borgia. Ascesa al potere by Alex Connor

autore:Alex Connor [Connor, Alex]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Thrillers, Historical
ISBN: 9788822757159
Google: r6FEEAAAQBAJ
Amazon: B09H3VP7CC
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2021-10-13T22:00:00+00:00


Capitolo ventidue

Autunno 1493

Roma

Anche se non riusciva a prendere sonno, quella notte, come le precedenti, Rodrigo non era andato a fare visita a Giulia. Presto avrebbe dato alla luce il loro bambino, motivo di grande gioia per lui, ma non per Lucrezia e Cesare, che sembravano contrari all’idea di avere un altro fratello. Giorni prima, Rodrigo aveva mandato Giulia in un convento affinché avesse lì il neonato, e dopo il parto l’avrebbe fatta tornare a Roma. Riconoscere suo figlio era un conto, ma permettere alla sua concubina di farlo nascere in Vaticano era impensabile.

Dopo il trionfante matrimonio di Lucrezia, in estate, Rodrigo aveva assistito al consolidarsi delle minacce di un’invasione e adesso i suoi cardinali lo accusavano di nepotismo e di ostentare il protocollo religioso, e le stravaganze sensuose e la lascivia con cui si era accattivato le simpatie del popolo avevano inasprito l’acredine già covata dagli ecclesiastici che frequentavano il Vaticano. Mormoravano persino senza la mordace presenza di Della Rovere e diffondevano voci secondo le quali gli Stati rivali fossero ormai pronti a sfidare Roma.

Giusto qualche settimana prima aveva mandato sua figlia a Pesaro, da suo marito, malgrado Lucrezia lo avesse pregato di poter rimanere in città.

«Ora sei sposata e devi essere una buona moglie», le aveva detto Rodrigo, senza menzionarle il clima di instabilità politica. «Se sei agitata, dovresti parlare con Giulia o con tua madre».

«Non mi preoccupa la vita coniugale, ma non mi va di stare lontana da voi». Gli aveva dato un bacio sulla guancia e suo padre l’aveva stretta a sé. «Non sentirete la mia mancanza?»

«Ogni giorno. Come potrebbe essere altrimenti? Ma questa è una cosa che…».

«Che dobbiamo fare. Perché siamo Borgia e ci diamo man forte a vicenda».

«Come fai a essere così perspicace all’età che hai?», le aveva domandato lui, baciandola. «Non riusciamo neanche a sopportare il pensiero di lasciarti».

«Tornerò a trovarvi qua a Roma, Santo Padre, nei miei sogni», aveva risposto lei. «Ogni notte, tornerò a casa nel sonno».

«Prometti che ci rivedremo?», le aveva chiesto Rodrigo quando gli occhi gli si erano riempiti di lacrime.

«Ve lo prometto».

«Anche noi», aveva detto il papa. «Anche noi».

«Devo andare adesso?»

Lui aveva esitato. «Tra un po’… abbiamo ancora un po’ di tempo».

Tornando al presente, Rodrigo congedò il suo legale, mandò a chiamare Cesare e lo condusse nell’anticamera dello studio papale. Il cardinale Ascanio Sforza era già lì, in piedi accanto alla finestra con le mani giunte dietro la schiena, nella sua posa abituale.

Sentendoli entrare, si voltò e sorrise calorosamente al pontefice. «Saluti, Santo Padre».

«Cesare, volevamo che ci fossi anche tu», esordì Rodrigo mentre gli indicava il cardinale, «in modo da poter parlare tutti insieme, liberamente. Noi e il nostro caro Ascanio», ricambiò il sorriso del vicecancelliere, «siamo rimasti turbati dal tuo ultimo resoconto. Ci preoccupa sapere che Ludovico Sforza, signore di Milano, è di nuovo ai ferri corti con re Ferrante e sta cercando di rivendicare la sovranità di Napoli. Non possiamo permetterlo. La disputa sfocerebbe in una guerra che coinvolgerebbe anche la Francia e la Spagna».

«Non deve necessariamente condurre a una guerra, Santo Padre».



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